Delle oltre 10.000 occorrenze di po', il 76% sono corrette e il restante 24% è suddiviso tra po e il classico pò ("tra un po la gente è in grado di prostituirsi pur di ricevere un MI PIACE su FB. sta diventando una mania"; "Hai ragione... Anche quando ha nevicato qui un anno fa successero un pò di guai!".
Non ho dati tratti da generi testuali scritti differenti, ma intuitivamente mi aspettavo una percentuale maggiore di grafie errate; la mia casella di posta elettronica, ad esempio, è piena di occorrenze di pò, prodotte dalle tipologie di scriventi più disparate.
Nel caso di do, la percentuale di errore è più bassa, e raggiunge il 10% ("il mio buongiorno te lo dò con questo valzer"; "allora dopo do' un'occhiata! Grazie".
Infine, le grafie scorrette di so e sa raggiungono solo il 2% ciascuna; ecco un esempio: "Sò d'averlo ma non sò dove. Ne ho troppi sparsi e non sò qual'è quello giusto." A parte lo spaesato autore di questo tweet, sembra dunque che le forme graficamente corrette del verbo sapere siano piuttosto consolidate.
A scanso di equivoci, la responsabilità degli usi errati di queste forme, e in generale della conoscenza approssimativa che una discreta fetta di italiani ha dell'ortografia, non è di Internet, né dei social network, né di Twitter; le regole ortografiche si imparano a scuola: se scrivo un pò non è perché ho fretta o perché in Twitter adotto volutamente uno stile trascurato. E' semplicemente perché non so che la forma corretta è un po', o comunque non attribuisco a questo fatto alcuna importanza.
Il contributo dei social network a questa faccenda è di quantità: su Twitter si interagisce con gli altri scrivendo, e quindi la conoscenza imperfetta dell'ortografia ha modo di manifestarsi molto più di prima. Si sa che la rete ha prodotto un aumento notevole dei testi scritti che ciascuno di noi quotidianamente produce (anche se si tratta di una scrittura diversa da quella manoscritta); questo aumento mette in luce molto più che nei decenni precedenti le lacune ortografiche, come anche le difficoltà di molti ad esprimersi in modo appropriato nella propria lingua.
Senza contare l'ortografia quasi sempre sbagliata di qual è (vedi tweet "so sa")
RispondiEliminaGrazie di avermelo ricordato. Con "qual" siamo più o meno come con "po'": 74% "qual è" e 26% "qual'è".
Elimina"se scrivo un pò non è perché ho fretta o perché in Twitter adotto volutamente uno stile trascurato. E' semplicemente perché non so che la forma corretta è un po', o comunque non attribuisco a questo fatto alcuna importanza."
RispondiEliminaAssolutamente falso, almeno per me. Nell'era degli sms e dei tweet, è necessario fare economia di caratteri e l'apostrofo di "un po'" è senza dubbio più sacrificabile di altre forme di punteggiatura.
La relazione tra dispositivo usato e grafia è una delle cose che voglio studiare nel mio campione. Però per me funziona diversamente: se ho limiti di spazio o di tempo al limite abbrevio una parola o la sopprimo, ma l'apostrofo lo metto.
EliminaSe la causa fosse l'economia di caratteri, come spiegheresti allora i so', do', sa', per non parlare dei moltissimi qual'è, che *aggiungono* (erroneamente) un carattere alla forma corretta? :-)
Per Anonimo: «[...] l'apostrofo di "un po'" è senza dubbio più sacrificabile di altre forme di punteggiatura» E dove sta scritto questo? Chi scrive "po" anziché "po'" per me è un ignorante. Se proprio devo fare economia di caratteri sacrifico uno spazio piuttosto, ma non rischio di passare per sciatto ed ignorante.
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