mercoledì 3 luglio 2013

Se il giallo è solo un colore e il gelo un fenomeno atmosferico: alcune scelte linguistiche della stampa italiana (e un encomio al Post)

La tendenza di molta stampa italiana a rendere qualsiasi evento, anche il più insignificante, un fatto sensazionale, e ad elevarlo allo status di notizia eclatante anche quando in realtà non si tratta nemmeno di una notizia, è un fenomeno noto e in forte espansione in questi ultimi due o tre decenni.
Questo atteggiamento si riflette in alcune scelte linguistiche molto ricorrenti, mirate appunto a contrassegnare come fuori dall'ordinario, e dunque degno di attenzione, un dato fatto; la ripetitività automatica con cui queste scelte vengono tradotte in parole ha contribuito, nel tempo, a renderle cliché, formule ormai svuotate di significato e date in pasto ai lettori con la leggerezza di chi preferisce abituare all'indolenza priva di ragionamento piuttosto che stimolare alla critica e alla riflessione.
Alcuni esempi tristemente noti di questo atteggiamento sono legati all'uso di metafore; la metafora del gelo, che da fenomeno atmosferico passa a descrivere l'atteggiamento di chi fa ammutolire, togliendo il consenso (qualcuno che gela qualcun altro); o la metafora dello choc, del trauma violento che diventa attributo di qualcosa che genera sconcerto (video-choc).
Nell'ambito di uno studio più vasto sulle specificità linguistiche dei giornali online rispetto a quelli tradizionali, ho ricercato la ricorrenza di alcuni di questi cliché negli articoli degli ultimi 7 mesi di 4 testate italiane, due pubblicate solo online (Il Post e l'Huffington Post), e due che hanno anche una versione cartacea (Il fatto quotidiano e Il Giornale).
I cliché che ho ricercato sono:

  • l'uso metaforico di gelo e gelare;
  • l'uso di giallo nel senso di qualcosa che evoca sotterfugi e storie misteriose (è giallo sull'acquisto di Balotelli);
  • l'uso di choc in composti con altri sostantivi.

Il risultato della ricerca è stata una deprimente conferma di un atteggiamento ormai dominante (quanto dannoso), da un lato, e una piacevole smentita dall'altro. Vediamo in che senso.

La testata che fa un uso più frequente dei tre cliché è Il Giornale, specialmente nei titoli; la seguono da vicino Huffington Post, e, un po' più distanziato, Il fatto ; ecco alcuni esempi:

Gelo di Bersani su D'Alema: nessuna offerta al Pdl (Huff, 28/02)
Moratti-Sneijder è gelo: "Non ho più niente da dirgli" (Gior, 17/01)
La ministra non si dimette Ma con Letta ormai è gelo (Gior, 23/06)
Il Cav gela i montiani Pdl: "Se vinciamo addio Imu" (Gior, 17/12)
Governo, Delrio gela Bersani: "Pronti a governo di scopo con il Pdl" (Fatto, 24/03) 
Arabia Saudita, "re Abdullah è morto". Ma è giallo sulle sue condizioni (Fatto, 30/05)
Aumentare ancora l'età pensionabile? E' giallo sull'agenda Monti (Huff, 02/02)
Agenda Monti, è giallo. Ichino: "Quel file è  falso" (Gior, 27/12)
Bufera su Ingroia e Pd. È giallo sull'intesa per prendere il Senato (Gior, 15/01)
CONFEDERATIONS È giallo Nigeria «Non veniamo» La Fifa: «Tutto ok» (Gior, 14/06)
È giallo sul fantomatico sceicco che vorrebbe entrare a far parte del cda dell'As Roma. (Gior, 25/02)

Per quanto riguarda la formula "nome-choc", è tutto un fiorire di video e foto choc. Le altre forme più ricorrenti sono proposta-choc, annuncio-choc, promessa-choc e confessione-choc. Ci sono anche casi in cui il sostantivo associato è un nome proprio:
Bossi choc: "Sono pronto a ricandidarmi segretario" (Gior, 08/02)
La piacevole smentita è invece il risultato della ricerca negli articoli del Post, dove il giallo è grazie al cielo prevalentemente un colore, il gelo un fenomeno atmosferico e lo choc un trauma psico-fisico. In sette mesi di articoli ho trovato solo un paio di occorrenze dei cliché precedenti; la loro assenza è sintomo di scelte linguistiche consapevoli, volte ad evitare il sensazionalismo ad ogni costo e a fare un uso non stereotipato del lessico. Avevo già espresso apprezzamento per le scelte linguistiche del Post, e rinnovo oggi lo stesso apprezzamento: si sa che abbiamo un gran bisogno di giornalisti seri, ma l'essere serio, per un giornalista, comporta anche fare scelte linguistiche intelligenti.


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