martedì 23 dicembre 2014

Selfie, patto e stress: le parole-chiave del 2014 secondo i giornali

E’ la fine dell’anno: tempo di bilanci e di valutazioni, anche nelle parole a cui siamo stati esposti nel corso del 2014. Le righe che seguono non si riferiscono però alle parole che abbiamo amato o odiato di più lo scorso anno, ma a quelle che sono state effettivamente usate dalla stampa quotidiana. Per ottenerle, ho prelevato più di 60.000 articoli di giornale pubblicati quest’anno, e li ho messi a confronto, usando una metodologia statistica, con circa 180.000 articoli pubblicati dalla stampa nel 2013 e nel 2012.
Il risultato è il contributo lessicale specifico del 2014, che lo differenzia rispetto ai due anni precedenti. Ecco in breve che cosa è emerso.

La cronaca
A dispetto dell’idea positivista che ci vuole ormai vittoriosi sulla natura e sulle malattie, lo scorso anno si è parlato in modo specifico di Ebola, epidemie, virus e quarantena, di alluvione e di torrenti. Si è scritto inoltre di un muratore ritenuto assassino, di un aereo che ha avuto problemi durante un volo, di continui casi di overdose, di (baby) squillo e di assoluzioni. Sono tutte parole legate a specifici fatti di cronaca che hanno occupato a lungo le pagine dei giornali, come anche quelle relative all’evento sportivo dell’anno, i mondiali di calcio, che hanno fatto scrivere i giornalisti di ct, azzurri, centrocampo, tifosi, maglia, portieri ed ammoniti.

Notizie dal mondo
Le parole che ci hanno narrato i fatti più importanti accaduti nel mondo ci consegnano l’istantanea di una situazione internazionale spesso drammatica e pervasa da conflitti; se la parola-chiave delle relazioni internazionali, oggi come centinaia di anni fa, sembra essere frontiera, queste parole ci raccontano soprattutto di Isis e Ucraina, Jihadisti, miliziani, raid, sanzioni, cessate il fuoco, combattenti, persone rapite, annessione, e addirittura di decapitazione e tagliagole (ma anche, per fortuna, di ostaggi liberati e di tregua).

La politica italiana
Matteo Renzi (in tutte le sue manifestazioni: i renziani, il renzismo, Renzie, i gufi, la palude, gli scout, l’annuncite e le slide) è il politico più citato nel 2014 nel confronto con i due anni precedenti. I temi di cui si è parlato in particolare quest’anno sono le immancabili riforme, le preferenze, la soglia di sbarramento, la minoranza (non quella opposta alla maggioranza di governo: la minoranza PD o Dem), la spending review, il bonus (di 80 euro), la busta paga, il rimpasto, gli appalti, gli euroscettici, le coperture, i tagli, le tutele e le partecipate. Le ministre sono un’altra specificità lessicale di quest’anno, insieme alle due inquietanti locuzioni svolta/deriva autoritaria. I politici nominati di meno nel 2014 rispetto ai due anni precedenti sono invece Monti, Bersani, Letta, Ingroia, Bossi, Cancellieri e Berlusconi.
Patto è a mio giudizio la parola-simbolo del lessico usato dai giornali in ambito politico: a parte la recente versione di quello del Nazareno, parlando di patto i giornalisti sembrano dare il meglio di sé nello scovarne infinite e sottilissime variazioni: alla tedesca, della staffetta, di bilancio, di coalizione, di collaborazione, di consultazione, di desistenza, di governo, di fiducia, di lealtà, di legislatura, di non belligeranza o di stabilità. Un patto può essere bipartisan, civico, costituente, d’acciaio, d’onore, generazionale e per le riforme; ma anche segreto, sotterraneo, tacito, e addirittura scellerato.

Parole quotidiane
I giornali nel 2014 sono anche caratterizzati dall’uso di molti termini della vita quotidiana. Alcuni appartengono al dominio della tecnologia, dove spiccano il pluripremiato selfie, Whatsapp, hashtag e tweet. Altri provengono dal campo delle scienze, come dna, usato in campo medico e giudiziario, ma anche nella frequentissima locuzione è nel suo dna (detto spesso di squadre di calcio che “nel proprio dna” hanno la vittoria). L’anno che si sta chiudendo è inoltre caratterizzato dai divorziati e dagli ex (ex leader, magistrato, alleato, ministro, parlamentare, partito, amministratore, oltre che ex partner, coniuge, marito/moglie, amico), a testimonianza del fatto che le persone di cui si parla sui giornali sono spesso le stesse, anche se ricoprono nel tempo ruoli diversi. Un’altra categoria protagonista del 2014 sono i genitori: nei giornali sono crudeli, spaventosi, illusi, iperprotettivi, divorziati, separati, insopportabili, e solo a volte amorevoli. I genitori abbandonano, invecchiano, e sono talvolta associati ad un’azione con cui non dovrebbero mai avere a che fare, né come soggetti né come oggetti: massacrare.

Ciò che in definitiva colpisce, analizzando le parole-chiave del 2014, è l’assenza quasi totale di leggerezza e di speranza; si sa che i giornali scrivono soprattutto di notizie cattive e che il buono e il bello trovano poco spazio sulla stampa, ma l’anno che sta terminando sembra caratterizzato da un’atmosfera cupa, senza spiragli. Le parole che lo descrivono ci consegnano insomma l’immagine di un anno vissuto con difficoltà: proporrei quindi come parola giornalistica dell’anno stress, che nel 2014 è stress economico, finanziario, emotivo, da lavoro, fisico, psicologico; in breve, quest’anno lo stress è stato il nostro pane quotidiano.

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