sabato 19 gennaio 2008

Lo splendore della lingua

Riporto un passo da L'eleganza del riccio, di Muriel Barbery, Edizioni e/o 2007, che mi è piaciuto particolarmente: mi sembra che, soprattutto da noi in Italia, si abbia poco il senso della lingua come una ricchezza, un bene culturale, ma la si consideri essenzialmente un bene di consumo, come tanti altri (non a caso il passo è scritto da una francese).
I favori della sorte hanno un prezzo. Per chi beneficia dell'indulgenza della vita, l'obbligo del rigore nella considerazione della bellezza non è negoziabile. La lingua, ricchezza dell'uomo, e i suoi usi, elaborazione della comunità sociale, sono opere sacre. Che con il tempo evolvano, si trasformino, si dimentichino e rinascano, che talora la loro trasgressione divenga fonte di una maggiore fecondità, non esclude affatto che prima di prendersi la libertà del gioco e del cambiamento occorra aver dichiarato la loro piena sudditanza. Pertanto gli eletti della società, coloro che la sorte esclude da quelle servitù destinate al povero, hanno la duplice missione di adorare e rispettare lo splendore della lingua.

Questa è la pagina dell'editore italiano del romanzo.

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