venerdì 25 marzo 2011

"Mamma, ho preso 9 in matematica!" "Epocale, Pierino!!"

"Sarà un riforma epocale", ha dichiarato giorni fa Silvio Berlusconi a proposito della riforma della giustizia che il Governo intende varare. E sull'uso dell'aggettivo epocale si sono scatenati giornalisti e commentatori (vedi un Tre minuti una parola di Severgnini).
Tradizionalmente, epocale è qualcosa di fuori dal comune, qualcosa che segna un'epoca. Alcuni esempi:
Si valuta unanimemente l'accordo tedesco-nipponico come un avvenimento di primissima portata storica, un «avvenimento epocale» - come si esprime stamane per esempio in talune sue dichiarazioni il suo firmatario per la Germania ambasciatore von Ribbentrop (La Stampa, 27 novembre 1936).
La guerra ha segnato una cesura epocale, che si traduce in un abisso fra le generazioni (La Stampa, 9 gennaio 1978, p. 9).
Scoperta epocale sul cancro al seno (Repubblica, titolo, anni '80).
L'aggettivo nella stampa è frequentemente associato ad eventi storici come la caduta del comunismo, la crisi energetica, la rivoluzione industriale, la rivoluzione francese; forma spesso delle espressioni cristallizzate (si parla quindi di mutamento, trasformazione, cambiamento, svolta, crisi epocale).
Alcuni aggettivi con cui mostra di condividere simili contesti semantici sono storico, rivoluzionario, decisivo, planetario, straordinario.
E' evidente il contrasto tra l'aggettivo e la portata reale dell'evento, che, per quanto possa essere rilevante, non segnerà il cambio di un'epoca... (Presidente, alla maggior parte degli italiani basterebbe una riforma discreta, capace di far funzionare un po' meglio un'istituzione così importante per uno Stato democratico).
L'uso dell'aggettivo non è peraltro nuovo nel discorso politico di Berlusconi: nell'autobiografia Una storia italiana, pubblicata nel 2001 e spedita a tutte le famiglie italiane, Berlusconi descrive in questi termini la nascita di Forza Italia, avvenuta nel febbraio del 1994:
"È per questo che oggi noi siamo qui, con la volontà di cominciare da qui un lungo cammino, un cammino di speranza e di fiducia nel nostro futuro ".  Comincia così una battaglia storica, epocale.
Da parte dell'uomo politico è chiaro il tentativo di rendere epico, straordinario, qualsiasi aspetto della propria azione politica (la discesa in campo, la lotta contro "il comunismo", la riforma attesa da anni, ecc.). L'immagine che ne scaturisce è quella del politico-eroe che lotta da solo contro un nemico di volta in volta diverso ma sempre insidiosissimo, e che riporta vittorie - appunto - epocali.
Per il comune cittadino, che ascolta ogni giorno le notizie alla televisione o le legge su Internet o sul giornale, quest'uso "schizofrenico" di un aggettivo fuori dal comune associato ad un evento poco più che normale genera una sorta di "inflazione linguistica" (ancora Severgnini), che lo logora, lo svuota di significato, lo rende, anch'esso, "normale".

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