lunedì 2 aprile 2012

Stampa meretrix

Nella seconda metà del '400 la stampa, inventata in Germania da Gutenberg poco prima del 1450, inizia a diffondersi con una certa rapidità anche in Italia, non senza incontrare, come sempre accade nel caso di innovazioni che minacciano interessi economici e poteri consolidati, le violente avversità di copisti e librai.
Uno di essi, il frate domenicano Filippo da Strada, rivolge diversi appelli al doge di Venezia Marcello, chiedendogli di vietare l'uso della tecnologia da poco importata in Veneto.
La casa editrice Marsilio ha recentemente pubblicato, a cura di Franco Pierno,  alcuni testi inviati da Filippo al doge, in cui il copista esalta le caratteristiche della scrittura manoscritta ed evidenzia le conseguenze nefaste che l'introduzione della stampa porterebbe nella società a lui contemporanea.
Il Post ha dedicato un articolo al testo di Marsilio, riportando alcuni passi degli scritti di Filippo al doge Marcello.
Dalla lettura di questi passi emergono atteggiamenti che si ripetono in varie epoche storiche ogniqualvolta una "tecnologia della parola" (vedi Ong) viene inventata e diffusa nella società.
Tra le motivazioni addotte da Filippo per la sua ostilità alla stampa, troviamo innanzitutto che essa è fonte di corruzione dei costumi dei giovani:
Se vuoi, poni un rimedio a questa peste che è in contrasto con tutte le leggi dell’onestà, schiaccia gli stampatori. Costoro persistono nei loro vizi malati, stampando Tibullo, mentre la fanciulla legge Ovidio, venendo educata alla nefandezza. Grazie ai libri a stampa i delicati giovani e le innocenti ragazze imparano qualunque cosa corrompa la purezza della mente e della carne, immacolata senza il fetido peccato.
Oltre a questo, la possibilità di stampare libri in modo industriale viene da Filippo associata all'opportunità, estesa a tutti, di studiare (la stampa ha in effetti rivoluzionato, nei secoli, il modo di studiare, rendendo possibile la scuola nel senso moderno del termine e introducendo la lettura e lo studio silenziosi). Questa possibilità, tuttavia, viene segnalata da Filippo come fatto del tutto negativo:
A prezzi tanto stracciati stampano ciò che ciascuno ammassa in abbondanza per sé e così anche gli asini si mettono a studiare. Gli stampatori ingurgitano vino, russano sepolti dal lusso, deridono. L’italico sta nelle stalle. Va in esilio la superiore arte dei copisti che non conobbero mai nessun’altra attività che lo scrivere bene. [...] Tuttavia gli sciocchi (diciamolo pure: “gli asinelli”) non si accorgono di questo, ma, pur essendo rozzi, si beano del falso titolo di dottori e si vantano con un canto simile (ascoltalo indulgente): «O buon cittadino, tripudia: la città è ben zeppa di libri. Con pochi denari si diventa dottori in tre anni. Si sia riconoscenti agli stampatori».
In conclusione, per Filippo solo la scrittura manoscritta è degna di venerazione, mentre la stampa è meretrice:
La scrittura è, certamente, degna di venerazione e deve essere ritenuta più nobile di tutti i beni che l’oro ammassa per noi, a patto che non abbia subito brutture nel postribolo delle stampe. Essa è pura, se praticata con la penna, è meretrice, quando viene stampata.
Passano i secoli, ma non muta l'atteggiamento di molti di fronte a nuove tecnologie della parola, verso le quali vengono spesso espressi giudizi paragonabili a quelli di Filippo nei confronti della stampa; opinioni simili sono state formulate via via su Internet (nella sua globalità, come entità unica e indivisibile, e causa del declino della nostra società), sui social network (allontanano dal ragionamento critico, scoraggiano la socializzazione vera, quella che avviene nel mondo reale), e recentemente sugli e-book (sono immateriali, non si possono sottolineare né toccare, la lettura diventa qualcosa di diverso, ...).
Meretrix non è solo la stampa, ma qualsiasi innovazione tecnologica che riguardi il modo in cui comunichiamo, studiamo, cerchiamo e organizziamo informazioni; è qualsiasi cosa intacchi o addirittura minacci di modificare in profondità il modo in cui conserviamo e organizziamo la conoscenza: "Così fanno i libri stampati: corrompono i cuori di chi legge, avendo separato i sentimenti dalla verità e dai costumi onesti."

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