sabato 3 novembre 2012

Di Pietro, il killeraggio e le zanzare


Caro Maurizio Crozza,

in Italia, come sai, non solo i politici rispondono agli interessi di fazione ma anche giornalisti, conduttori e persino uomini e donne di spettacolo si prestano spesso a operazioni di killeraggio per conto del padrino politico di turno. [...] E’ la legge su cui si basano tutte le campagne di calunnia e killeraggio politico e nessuno ci andava a nozze quanto Berlusconi.
Con questo post Antonio di Pietro si difende dalle accuse che gli sono state rivolte da una puntata di Report, e, i giorni successivi, dalla stampa e dall'opinione pubblica, rivolgendosi in particolare al comico Maurizio Crozza, che nel suo spettacolo su La7 aveva ironizzato sulla vicenda.
La stampa e i social media hanno subito ripreso le dichiarazioni di Di Pietro (spesso, tra l'altro, riportandole in modo errato, usando il virgolettato "killeraggio mediatico", quando invece Di Pietro parla di "killeraggio politico": vedi Repubblica.it e Corriere.it; ma questa, purtroppo, è abitudine consolidata).
Il Dizionario della lingua italiana di De Mauro (Paravia) fa risalire al 1981 il primo uso del nome derivato killeraggio, e ne indica i due significati: quello proprio, di "assassinio compiuto da un killer", e quello figurato, di "il calunniare qualcuno sistematicamente, allo scopo di screditarlo (spec. in ambito politico").
Una ricerca sul mai troppo apprezzato archivio storico de La Stampa ha in effetti evidenziato che il senso figurato è ben più presente negli articoli di giornale rispetto a quello proprio: il killeraggio è politico, giornalistico (in un articolo del giudice Caponnetto, del 1993), culturale (in una lettera di un lettore, del 1993), psicologico, sportivo, giudiziario. Solo negli anni '80 si parla un paio di volte di "killeraggio morale", sempre riferendosi all'opera di screditamento attuata da giornalisti.
I personaggi più vari si dichiarano oggetto di killeraggio, o sono dichiarati tali dagli autori degli articoli: Berlusconi, che spesso parla di "killeraggio politico" nei suoi confronti, ma prima di lui Craxi e Pannella; in ambito sportivo, alcune squadre di calcio, che si ritengono maltrattate dagli arbitri o dai rudi difensori delle squadre avversarie; nel mondo dello spettacolo, personaggi come Maurizio Costanzo e Lucio Battisti. Ma anche cittadini comuni dichiarano di essere vittima del killeraggio dei vigili attraverso le contravvenzioni.
Di Pietro non è nuovo all'uso del derivato: nel 1997, quando non aveva ancora fondato l'Italia dei valori e non era così avvezzo alle interviste televisive, dichiarava in tv: "Il Polo pratica killeraggio giudiziario". La novità del suo post rivolto a Crozza è dunque nel fatto di riferire il termine non ad una parte politica o alla stampa, ma ad un comico.
Anche attraverso la satira, dunque si "pratica killeraggio"? Pare di sì, se già nel 2001 Gianpiero Gamaleri, Consigliere di amministrazione della Rai, dichiarava, a proposito del caso Luttazzi: "La satira non può trasformarsi in un diritto di killeragggio" (La Stampa, 19 marzo 2001).
Il termine, come molti altri analoghi (gogna mediatica, sciacallaggio, campagna di disinformazione, ecc...), deve la sua diffusione a quel meccanismo incontrollato di riuso acritico e inconsapevole scatenato dalla stampa e dalla televisione; al punto che oggetto di killeraggio diventano non solo uomini politici, magistrati e comici, ma anche... zanzare:
Piemonte, è guerra alle zanzare. Strategia basata sul killeraggio delle uova (La Stampa, 22 luglio 1998).

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